Ricevuto da un caro amico il testo qui a seguire:
Manovre nella Giunta di Repetto in Provincia di Genova: al posto della Cappello (ora alla Scuola, dopo i disastri all'urbanistica e difesa del suolo , spunta Cuozzo.
Giovanni Paladini, infatti, ha - si dice - la necessità di collocare qualcuno che non sia riconducile a lui.
Gaetano Cuozzo... prima di essere Provveditore agli Studi, era in Polizia (ma guarda tu: l'ambiente di Paladini) e poi nella Margherita (con Paladini)... dove era responsabile campagna elettorale della Marylin Fusco (compagna del Paladini).
E' proprio non riconducibile a Paladini, sic! D'altronde dopo il caso del segretario provinciale di Genova, Giovanni Pinelli - che Giovanni "segugio" Paladini conosce bene -, allontanato dalla Guardia di Finanza e rinviato a giudizio per reati vari sino alla concussione, Paladini cerca di riconquistare qualche briciola di credibilità. E, su questo punto, ovvero sull'elezione di Pinelli, la cosa curiosa è che il Pinelli era sì un uomo di Paladini, che nessuno osò mettere in discussione (tanto meno la "componente grillina" Cappello-Grappiolo che, forse, proprio su questo strinse un accordo per garantire il "doppio" incarico Comune e Provincia alla "grillina")... tanto è vero che Giovanni Pinelli fu eletto per acclamazione con una mozione unitaria (tanto per capirsi tutti i gruppi interni uniti nell'elezione, dal gruppo di Paladini, a quello del duo Cappelo-Grappiolo, passando per quello della Muratore).
Il Giovanni "segugio" Paladini si sente leggermente in difficoltà, perché il sostenere a spada tratta la carriera della sua fiamma, Marylin Fusco, sta producendo malumori tra le sue stesse fila, soprattutto, a quanto si dice, nel savonese e nello spezzino. Ma intanto il poliziotto in aspettativa, che tanto ha difeso le cariche sui manifestanti pacifici e la "macelleria messicana" del G8 genovese, tira dritto. Mentre il Paladini marcia, quindi, saldo del suo seggiolino in Parlamento e del ruolo di Coordinatore Regionale in Liguria, alcuni voci - certamente maligne e che attendono però smentita - tirano fuori le Cave della famiglia Paladini, in terra di Toscana, da cui sarebbero arrivati blocchi di scarto di marmo bianco liscio sino a Lavagna, per realizzare i lavori di ampliamento della diga foranea del Porto (tra abusi e veleni) in mano al faccendiere Jack Roc Mazrecu, in violazione delle prescrizioni che proibivano proprio l'uso di blocchi di marmo bianco e rocce liscie.
La Manuela Cappello in Grappiolo (con doppio cognome come risulta dagli elenchi dei consiglieri comunali di Genova) intanto si accontenterà di restare in Comune, mentre proseguono gli affari di famiglia.
Infatti se nel 2007 anno in cui la Cappello, grillina-dipietrista, si è candidata ed è stata eletta con circa 170 voti nella sala rossa di Palazzo Tursi, la società "Grappiolo Bruno srl" (ovvero azienda del padre del consorte Giacomo Grappiolo) ha visto l'assegnazione di un incarico da parte del Comune (con saldo nel 2008). Questo incarico mentre già dal 2004 - quando la signora Cappello ed il consorte Grappiolo erano già "astri nascenti" dell'Italia dei Valori (e poi, 2005, del Meetup genovese di Beppe Grillo, che proprio in questi giorni pare averli scalzati) - e sino all'anno in corso, un'altra società della famiglia Grappiolo, la "Ligurnolo srl" di Alessandro Grappiolo (fratello di Giacomo), ha avuto costanti incarichi dal Comune di Genova. Questo per fermarci al solo Comune di Genova, senza quindi andare a verificare la situazione in Provincia... dove la "Grappiolo Bruno srl" risulta tra i "fornitori" e la Cappello, assessore.
Dopo che Il Secolo XIX il 19 settembre 2009 ha pubblicato l'articolo "Segretario imputato a Genova trema l'Idv", in cui si racconta la storia di Giovanni Pinelli (che direttamente dal convegno di Vasto, prima ha tuoanato al complotto e poi si è dimesso), gli accordi interni al partito di Di Pietro a Genova devono essere saltati e così l'unanimità che acclamò il candidato unico Pinelli segretario provinciale (da Paladini al duo Cappello-Grappiolo, passando per la Muratore) è svanita. Paladini parte all'attacco del "doppio incarico" della Cappello (consigliere comunale e assessore provinciale) che doveva essere risolto, stando alle regole nazionali dell'IdV, entro il 20 settembre, ma che la Cappello-Grappiolo non ha/aveva intenzione di risolvere, in attesa di una "deroga" ad personam. Quindi Manuela Cappello parte al contrattacco, quasi in preda ad una sindrome auto-incensante alla Berlusconi, dichiarando a Il Secolo XIX del 26 settembre 2009: "Mi sento di poter incarnare al meglio la rappresentatività dell'Italia dei Valori..." per poi concludere svelando una fantomatica corrente interna all'Idv facente capo a Luigi de Magistris e Sonia Alfano: "Io rappresento una buona parte di elettori dell'Idv, e sono elettori scontenti di come stanno andando avanti le cose, quindi vorrei una certa rappresentatività. Rappresento una parte dell'Idv che non può essere messa in disparte. Rappresento la cittadinanza che ha votato de Magistris, Sonia Alfano e quelli che condividono quanto Di Pietro dice 'fuori i riciclati'..."
Intanto a Savona il numero due della segretaria provinciale dell'Italia dei Valori, Vincenzo Catalano, girovaga per la città parlando con il piduista Alberto Teardo, già arrestato e condannato per associazione a delinquere, ai tempi della sua Presidenza della Regione Liguria, tra tangenti e bombe nel savonese.
E sul terreno ligure, in questo caso nel Levante, qualcosa si muove anche nelle società della Muratore. Il 3 agosto 2008 tornammo a scrivere proprio su queste e sulla consigliera regionale IdV (nella maggioranza di Claudio "gerundio" Burlando), Carmen Patrizia Muratore: "...come individuo legge 'il Partito del Cemento' e nota solo quello che vi è scritto su Chiavari, ma non nota, ad esempio, che tra le molte figure che compongono il blocco di potere burlandiano vi è anche una persona a lei molto vicina, come il socio dell'Ital Brokers, Giuseppe Marzo... detto "Pino"? Curioso anche perché si tratta dell'uomo di D'Alema... nato e residente a Gallipoli, nell'Ital Brokers a Genova, dalle origini agli ultimi assetti societari con Franco Lazzarini & C. Ma Giuseppe Marzo è anche un "ponte" con l'ex Ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, sempre passando da Genova, attraverso dirigenti ed eletti dell'Italia dei Valori in Liguria. Infatti Giuseppe Marzo direttamente e con altre sue società compare in due società costituite a Genova ma registrate alla Camera di Commercio di Isernia e poi trasferitesi, immediatamente, a Roma. Si tratta di due società gemelle, con l'identico oggetto sociale, la Gest.com e la Gest.net che si occupano entrambe di "recupero crediti" e di "effettuare, autonomamente e/o disgiuntamente dal rapporto di concessione, per conto degli enti pubblici e per conto terzi, i censimenti tributari e patrimoniali, le rilevazioni tributarie e patrimoniali, l'aggiornamento ed i controlli dei ruoli inerenti imposti, tasse, tributi, diritti, canoni patrimoniali, canoni ricognitori, canoni non ricognitori, tariffe e quant'altro può formare oggetto di entrate a favore degli enti stessi". Nelle Gest.Net presidente del Cda risulta Giuseppe Marzo, mentre l'Amministratore chi è? Proprio Carmen Patrizia Muratore. Nella Gest.Com invece Giuseppe Marzo lo troviamo tra i soci con la Pimarfin mentre di nuovo vi è Carmen Patrizia Muratore quale Amministratore, mentre Franco Arata, ex Finanziere con qualche guaio alle spalle, già convivente della Muratore, dirigente dell'IdV ligure e più volte candidato è consigliere di amministrazione."
Da allora ad oggi un po' di queste cose si sono evolute... forse anche per le attenzioni puntate sopra alla questione. Intanto un altro uomo vicino ai DS-PD, ed in particolare a Claudio "gerundio" Burlando, è nelle società. Si tratta di Claudio Repetto. Ma vediamo con ordine.
Il primo particolare è che la Gest.Net è stata prima trasformata da spa in srl (il 13 gennaio 2009) e quindi posta in liquidazione il 9 marzo 2009. Nonostante sia registrata alla Camera di Commercio di Roma (dopo il "viaggio" da Genova ad Isernia), il Tigullio è sempre il fulcro. Infatti il liquidatore nominato è Ernesto Mazza, nato a Reggio Calabria ma residente a Rapallo.
Il secondo particolare è nella Gest.Com. Questa vede nel Cda: Carmen Patrizia Muratore (dell'IdV e consigliere regionale in Liguria) come Amministratore delegato, con Franco Arata (dell'IdV, ex agente allontanato dalla Guardia di Finanza, come il Pinelli) e Claudio Repetto (l'uomo vicino a Claudio Burlando) come Consiglieri. In questa stessa società se la Pimarfin srl (di cui è socio al 67% il Giuseppe "Pino" Marzo della Ital Brokers il cui presidente è nientemeno che la notissima FERNANDA CONTRI!!!!), mantiene le sue quote di proprietà (50%), il restante 50% è della Bisag srl che ha visto un moltiplicarsi di avvicendamenti al suo interno.
Vediamo, quindi, questo terzo particolare relativo alla Bisag srl. Qui tra i soci vi era la Tributi Italia (dei fratelli Saggese di Chiavari) che nel dicembre 2008 hanno ceduto la loro quota alla Fin.Cemar. Questa sino al settembre 2008 era al 100% di Paolo Vito Marti che passa le quote a Claudio Sabotti.
Facciamo una pausa per capire un passaggio. Paolo Vito Marti della Fin.Cemar che acquisisce le quote dalla società Tributi Italia dei Saggese, è il manager della stessa Tributi Italia al centro di indagini e rinvii a giudizio, come a Bologna, per vari reati tra cui truffa aggravata, falso e frode, visto che - secondo le denunce e le indagini - riscuotevano le imposte comunali ma non le versavano ai Comuni. A Velletri la Tributi Italia è accusa di peculato. A Pomezia si parla di ammanco di 137 milioni di euro!
Laura Maragnani su Panorama, prova a sollevare la questione e scrive: "Si evince che allo stato attuale, in Italia, ben cinquecento comuni rischiano la bancarotta perché l'azienda che incassa le imposte poi non le versa. Sul caso indagano procure di mezza Italia".
Noi prendiamo, ora, anche un altro esempio: il caso di Aprilia, comune della provincia di Latina. Qui tutto avvenne con la vecchia amministrazione di centro-sinistra mentre al governo vi erano i D'Alema ed il fido Vincenzo Visco. Qui il contratto con la società dei Saggese venne siglato per la riscossione ma anche con una "partita" relativa all'arredo urbano che non si capisce cosa mai c'entrasse. Il rapporto si è chiuso con un credito da parte del Comune di circa 20 milioni di euro, senza calcolare gli interessi. Vengono fuori 9 milioni di euro che la perizia fatta eseguire dal pm Raffaella Falcione indica nel dovuto dalla società al Comune per la sola partita dell'arredo urbano. Cosa curiosa nel caso di Aprilia è che il 30 gennaio 2001, con il processo non ancora iniziato, Antonio Di Pietro, allora Senatore della Repubblica, fece un interrogazione sulla questione.... ma non al Ministro delle Finanze, sulla base dell'inchiesta della Procura con la Guardia di Finanza, bensì al Ministro della Giustizia. E cosa diceva Antonio Di Pietro in tale interrogazione? Semplice: metteva in discussione alcuni dei provvedimenti del pubblico ministero e chiedeva addirittura al Ministro della Giustizia di verificare "se sussistano gli estremi di responsabilità disciplinare". Chiaro?!?
Proviamo ora un attimo a capire, prima di riprendere i "viaggi" interni alla Bisag srl, chi siano questi Saggese che hanno la loro centrale a Chiavari nel Tigullio, proprio dove la consigliera regionale dell'Italia dei Valori, Carmen Patrizia Muratore (amministratrice della Gest.Com e, sino alla messa in liquidazione, anche della Gest.Net) viveva, ha coperto la carica di assessore comunale e dove era (ora lo è ancora ma in aspettativa) Cancelliere presso il Tribunale, all'interno del quale ha goduto di "ampio spazio".
Secondo la procura di Velletri Giuseppe Saggese è il "dominus" della Tributi Italia, pur risultando un semplice "consulente" per "servizi speciali". Questi, come riportato da Panorama è: "nato a Taranto nel 1960, era già attivo negli anni ‘90: con la Publiconsult è sbarcato a Nettuno, Pomezia e Aprilia". Nel 2001 per lui scatta l'arresto con l'accusa di corruzione di alcuni consiglieri comunali. Prosegue Panorama: "In azienda è subentrata la sorella Patrizia, 40 anni, avvocato [del Foro di Chiavari, iscritta dal 2002, ndr]. La Publiconsult ha cambiato nome in San Giorgio e poi ha acquisito altre società come la siciliana Ausonia; nel febbraio del 2008 ecco l'ultimo acquisto, la pugliese Gestor.... Adesso il tutto si chiama Tributi Italia. Giuseppe Saggese è stato arrestato il 28 aprile e l'8 settembre ha ricevuto, da Velletri, un avviso di garanzia per peculato. Indagati la sorella Patrizia e il manager Paolo Vito Marti, inquisito a Bologna anche per truffa aggravata, falso e frode, più una dozzina di dirigenti. Sequestrati immobili e conti bancari. E ora? «Non scapperemo con la cassa» aveva affermato Giuseppe Saggese a maggio. «Abbiamo crediti certificati per 142 milioni» ha assicurato Patrizia ai primi di settembre, promettendo il rientro dei debiti".
Ma riprendiamo adesso il giro di quote delle società che vedono gli uomini di Di Pietro e D'Alema in prima fila e che vantano tra soci azionisti proprio i Saggese.
Il Marti cede il 95% delle sue quote, come detto, a Claudio Sabotti, che a sua volta ha ceduto il 20% alla Effepi finanziaria, di Pasquale Froio, anche questo della Tributi Italia, anche lui coinvolto nelle inchieste con Marti e Saggese. Nella Fin.Cemar troviamo poi alcuni soci di minoranza tra cui il Claudio Repetto con Lanari, Alba Immobiliare e Dediserati.
Se andiamo a vedere la Gest.Net, ora in liquidazione, vediamo che se questa era di proprietà al 50% della Pimarfin srl (Giuseppe "Pino" Marzo) e della Giufra srl (Fin.Cemar), anche qui qualcosa è cambiato. Poco dopo la liquidazione (marzo 2009) vi sono stati un po' di passaggi. L'11 giugno 2009 infatti il Giuseppe "Pino" Marzo ha venduto il 50% di proprietà della Pimarfin srl a Giufra srl, uscendo quindi di scena.
Quello che è dato sapere ancora è che i fratelli Saggese, dal ligure Tigullio e più precisamente da Chiavari, hanno per la Tributi Italia incaricato degli affari legali l'avvocato Nicolò Ghedini e come advisor Ubaldo Livolsi (il finanziere di Berlusconi che salvò la Fininvest 13 anni fa, che era in cordata con Ricucci per la scalata alla RCS per conquistare il Corriere, e - non dimentichiamo - l'uomo già ai vertici di Sviluppo Italia). Hanno già chiesto 70 milioni di euro di aiuti per salvare gli "affari"... mentre i Comuni incasinati e senza incassi continuano a moltiplicarsi in tutta Italia, compresa la Liguria.
Ora, sarà lecito domandare quindi, che ci fanno in Gest.Com (e cosa ci facevano, per quanto riguarda la Gest.Net sino alla messa in liquidazione) i dirigenti IdV - con gli amici di D'Alema e Burlando - in queste società tra deliri di passaggi di quote tra soci che, diciamo, hanno notevoli problemucci lungo lo stivale, tanto da ricorrere al Ghedini?
Si vede proprio che tra una componente e l'altra dell'IdV, nonostante le promesse di pulizia - dopo l'articolo "C'è del marcio in Danimarca" pubblicato da MicroMega - non sanno quale salvare. In effetti è dura trovare qualcosa di decente... in questa sorta di "Danimarca" tutta genovese e ligure... dove la "nuova Italia dei Valori", dalla componente del "segugio" Paladini a quella dei "grillini prestati alla politica di partito" Cappello-Grappiolo, passando per quella della Muratore, sono tutti saldi difensori e sostenitori fedeli di un centro-sinistra dal Comune di Genova, per salire sino alla Regione, è sotto scacco di inchieste pesantissime della Procura della Repubblica... dove il signore del "Maestrale", Claudio Burlando, alla testa con Scajola, del Partito del Cemento, si appresta ad essere il candidato unitario, senza primarie, alla presidenza della Regione Liguria (mentre nomina uomini dell'Udc ormai ovunque come anche il cugino di Totò "vasa vasa" Cuffaro nel Cda dell'Ospedale pediatrico Gaslini stringendo il "patto della grande mangiatoia" con Monteleone!!
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